SOS Format compie 25 anni, per l’occasione ripercorreremo in quattro tappe la storia dell’azienda, dalle origini fino ai giorni nostri. Ci soffermereno sulle innovazioni che hanno fatto di SOS Format un punto di riferimento nel settore della stampa in digital e sul rapporto dell’azienda con il proprio territorio.
La storia di SOS Format comincia molti anni fa, nell’imponente e austero palazzo dell’Istituto Salesiano di Bologna, che ancora oggi accoglie centinaia di giovani studenti. Sul finire degli anni Settanta, uno di loro frequenta il corso di scuola secondaria “Grafica e pubblicità”, che ai tempi si chiamava “Grafica, composizione tipografica” ed era considerata in tutto e per tutto un’arte. Questo studente è Adriano Raspanti, che sarà il futuro fondatore di SOS Format.
Tra i banchi dell’istituto, Adriano incontra il professor Giovanni Lanzi, che per più di quarant’anni sarà il grafico di Bolognafiere.
“Lanzi è stata una figura fondamentale per il mio percorso professionale e creativo – ricorda Adriano Raspanti -, mi fece comprendere che la grafica non è il disegno e che le regole si rispettano, e se proprio si vogliono rompere, bisogna farlo con coscienza”.
Il primo lavoro alla tipografia Civolani di Castel San Pietro Terme
Nel 1979 Adriano si diploma e comincia a lavorare nella Tipografia Civolani di Castel San Pietro Terme, dove svolge la mansione di compositore tipografico. Però è inquieto, la grafica, gli odori di carta e inchiostro sono come canti di sirene. Adriano vuole di più, vuole imparare e crescere in fretta. Dopo un solo anno si trasferisce alla Tipografia Labanti e Nanni, storica realtà bolognese fondata nel 1953 e ancora oggi in attività.
Da Labanti e Nanni a Bologna
“Sono rimasto da Labanti e Nanni fino al 1986 – ricorda -. Si tratta di un altro periodo fondamentale per la mia crescita. In quel momento Labanti e Nanni erano la boutique della stampa, che serviva le realtà industriali più importanti di Bologna, con marchi della moda e della farmaceutica”.
Nel 1986 Adriano Raspanti cerca nuovi stimoli e, come spesso accade nei film, è un annuncio sul giornale a cambiare il suo destino. Quando si presenta al colloquio di lavoro si trova davanti a Sergio Perdisa, figlio di Luigi, indimenticabile fondatore dell’Edagricole Calderini. Adriano, al quale non manca la faccia tosta, rifiuta l’offerta di Perdisa, non ritenendola adeguata alle sue aspirazioni di crescita personale.
“Fu quella mia risposta sfrontata a cogliere nel segno – ricorda sorridendo -. Le Officine grafiche Calderini avevano una fila di ragazzi disposti a tutto pur di lavorare per loro, ma io non volevo passare tutto il mio tempo a fare menabò su carta”.
All’Edagricole Calderini
Nonostante tutto, Adriano ottiene il posto e, nel giro di poco tempo, conquista la fiducia di colleghi e superiori e comincia a seguire tutte le mansioni della filiera produttiva, accumulando quell’esperienza che lo fa definitivamente maturare.
“Quando penso alla Calderini la chiamo con simpatia la grande mamma, perché è lì che ho definitivamente imboccato questa strada. Ho lavorato con gente tosta, su progetti di qualità elevata e con tempistiche strette, senza i software che abbiamo al giorno d’oggi. Sono rimasto a lavorare con loro fino al 1996. Tra i vari clienti che ricordo con affetto c’era ‘Viaggi e avventure nel mondo’, una rivista che ha fatto la storia nel settore delle pubblicazioni turistiche. Ricordo come fosse oggi l’ultimo giorno di lavoro alla Calderini, in un afoso pomeriggio di luglio, mi telefonò Vittorio, il titolare di ‘Viaggi e avventure nel mondo’, mi disse solo queste parole: ‘Ti saluto, uomo libero’.”
E proprio nel 1996 comincia l’avventura in proprio di Adriano Raspanti. Al suo fianco, fin da subito, la moglie Raffaella Trocchi.